Cani a catena in Piemonte, le associazioni consegnano 5.000 firme al Presidente Alberto Cirio per chiedere di metterle al bando
Oltre 5.000 firme per chiedere di modificare una normativa datata 1993 che consente, in Piemonte, di tenere un cane a catena tutta la vita. Le ha consegnate l’1 febbraio al Presidente Alberto Cirio una delegazione composta dalla Presidente di Save the Dogs, Sara Turetta, e dall’Avv. Cristiana Cesarato, responsabile torinese di Animal Law Italia, anche in rappresentanza di Green Impact e di FONDAZIONE CAVE CANEM.
Il 1° Rapporto sui cani a catena in Italia e in Europa pubblicato dalle associazioni un anno fa ha messo in evidenza che la legge piemontese è assimilabile a quella di Calabria e Sardegna, che non considerano la detenzione a catena una forma di maltrattamento e la regolamentano limitandosi a definirne la lunghezza. Nello specifico, la norma si limita a prevedere che la catena sia fissata ad un cavo di scorrimento lungo almeno 5 metri.
“Abbiamo chiesto al Presidente Cirio di farsi promotore di un cambiamento importante per i diritti degli animali in Piemonte – commenta Sara Turetta di Save the Dogs – in virtù di una sensibilità generale che in questi trent’anni è evoluta, anche in base ad autorevoli pareri scientifici che definiscono la catena incompatibile con i bisogni primari del cane”.
Durante l’incontro, Alberto Cirio ha mostrato un sincero interesse per le istanze delle associazioni e ha espresso la sua personale sensibilità rispetto ai diritti dei cani, animali che fanno parte della famiglia del Presidente. “La vostra richiesta di limitare a ragioni di salute o di sicurezza ben circoscritti nel tempo e certificati da un veterinario mi sembra di buon senso”, ha commentato Cirio scorrendo le pagine del Rapporto.
La modifica della norma sembra raccogliere consensi trasversali in Consiglio Regionale, ma resta l’opposizione di Coldiretti e degli agricoltori, sostenuti dalla Lega, che chiedono una deroga per le cascine.
“Se il divieto della detenzione a catena è passato nella regione italiana con la maggiore presenza di aziende zootecniche, la Lombardia, non si capisce perché non possa essere accolto dagli agricoltori piemontesi” commenta il Dr. Enrico Moriconi, Garante per i Diritti degli Animali del Piemonte. “La Regione potrebbe finanziare la realizzazione di box adeguatamente ampi per il contenimento degli animali che vivono in contesti rurali.”
“Siamo soddisfatti della disponibilità ricevuta dal Presidente Cirio – conclude Gaia Angelini Presidente Green Impact – e nutriamo forti aspettative in merito a un suo intervento. La campagna “Verso il divieto di cani a catena” e il rapporto dedicato nascono con l’intento di informare, sensibilizzare ma anche offrire supporto e strumenti tecnici efficaci alle Istituzioni coinvolte”.
Da quando Green Impact e Save The Dogs hanno lanciato il rapporto sui cani a catena (marzo 2021), sono già due le regioni che hanno apportato modifiche alla propria normativa: la Campania, che ha introdotto multe per chi viola il divieto, e la Regione Lazio, che è passata da una legge simile a quella piemontese ad un divieto assoluto, tranne che per ragioni sanitarie certificate da un veterinario.