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Gli aiuti per l’inverno in Ucraina

Una famiglia si fa strada nella folla. La madre, il padre e i tre bambini indossano giubbotti pesanti, cappelli, sciarpe e guanti. Sono così coperti che si muovono con fatica. In braccio tengono stretti i loro animali: due cani di piccola taglia e tre gatti. La mamma accarezza uno dei gatti e lo abbraccia forte. “Spasiba”, grazie, ripetono insieme mentre guardano la persona che sta riprendendo la scena. Ai loro piedi c’è un sacco viola pieno di cibo per animali. È solo una piccola parte del carico inviato da Save the Dogs in Ucraina grazie al sostegno dei nostri donatori.

Nelle ultime settimane abbiamo superato i 470.000 chili di cibo inviati in tutto il paese. Per darvi un’idea della quantità che siamo riusciti a spedire, immaginate oltre 20 tir carichi di provviste. Il numero di animali sulle strade è cresciuto a dismisura durante il periodo estivo e la guerra ha impedito di portare avanti qualsiasi campagna di sterilizzazione. Così volontari e persone comuni si sono ritrovati a far fronte ad una situazione sempre più drammatica.

Per quanto cibo riusciamo a inviare, la richiesta è sempre una: mandatecene altro. E così stiamo facendo.

Alla mancanza di cibo si aggiunge il problema del freddo: gli animali sulle strade, nei rifugi e anche i più fortunati che hanno ancora una famiglia che si prende cura di loro devono far fronte a un brusco calo delle temperature, che in alcune aree del paese ha portato il termometro ad abbassarsi di decine di gradi sotto lo zero. In più, a causa dei bombardamenti, molte località si ritrovano costantemente prive di elettricità e quindi senza la possibilità di avere il riscaldamento.

Per questo motivo, nel solo mese di dicembre abbiamo inviato oltre 150 cucce termoisolate, oltre a centinaia di cappottini per animali e coperte per le persone. Consapevoli dei numeri drammatici di randagi che vagano sulle strade abbiamo già ordinato altre 300 cucce che invieremo a Mykolaiv e Kharkiv appena saranno pronte.

Persone e animali, nel frattempo, continuano a resistere gli uni a fianco degli altri. I volontari si ritrovano in zone sicure della città per suddividere e distribuire ciò che inviamo. Ad attenderli c’è una lunga fila di persone che aspetta il proprio turno. Qualcuno è accompagnato dai propri cani. Qualcuno tiene stretto il sacchetto che deve riempire. Tutti sono in silenzio. Solo una sola parola si sente timidamente di tanto in tanto: “spasiba”, grazie.